Mese: ottobre 2019

FESTIVAL DELLA CANZONE ARBERESHE

IL FESTIVAL DELLA CANZONE ARBERESHE

( Un contenitore culturalmente e strutturalmente vuoto, cosa fare? )

di Angelo Lino Luzzi (c)

Prima parte

Togliere un sassolino dopo più di 30 anni di suggerimenti ignorati, potete immaginare cosa si prova, era diventato “ GN GUR STIPATURI” ( un pestello da mortaio).

Alle prime edizioni del Festival della Canzone Arbẽreshe considerate di rodaggio, sono seguite altre trenta, accompagnate da una fitta nebbia di affabulatori e pifferai del nulla. Traditi tutti gli obiettivi di identità culturale, man mano è calato l’interesse, ha prevalso il dilettantismo facendo venir meno anche l’aspetto aggregativo.

La continua mancanza di una struttura Festival con le figure adatte a ricoprire i ruoli importanti e specifici previsti dalla disciplina di simili manifestazioni, in questi ultimi 30 anni ha compromesso le attese di tutta la Diaspora, non è stata di aiuto a San Demetrio Corone e agli altri paesi arbẽresh e ha vaporizzato anche risorse di tutti.

L’idea Festival con le pezze giustificative per l’accesso alle risorse istituzionali, come la valorizzazione della lingua, il mantenimento delle tradizioni, del folclore e la stessa cultura della Diaspora, non si potevano nutrire con slogan ad effetto attraverso l’uso di aggettivi superlativi in mancanza di contenuti. Le millantate presenze di folle oceaniche pubblicate in pagine ufficiali e da banditori cibernetici non sono evidentemente servite ad alzare minimamente il “livello Festival”. E’ venuta a mancare ogni anno la sintesi culturale più alta, nessuna nota scientifica pubblicata, nè tantomeno discussa. Il Festival della Canzone Arbereshe si arena al solo ed apparente momento aggregativo per i primi anni, per poi finire scemando.

Non sono bastate le minacciose lettere del Comitato alla Rai regionale ad elemosinare qualche servizio video, magari anche ottenuto senza inviato, per la mancanza di interesse.

A soffiare sul fuoco dell’inconsistenza, puntualmente, discutibili esternazioni si susseguono ogni anni dal palco, trattato come un collettore delle istanze tra le più varie e contraddittorie che ripropongono una paccottiglia populista e narcisista che in 30 anni ha stravolto il festival, rendendolo uno zibaldone artistico.

L’invadenza politica ha stravolto e deluso l’aspetto valoriale assunto nella puntualizzazione fatta nel 1986 dall’avv. Giuseppe D’Amico:<>.

Per 30 anni sono state ignorate tutte le attenzioni, riflessioni basilari di ripensamento e di meditazione per un rinnovo della tematica arbẽreshe, ormai condannata alla scomparsa. E’ venuto a mancare l’aspetto creativo-culturale e promozionale, sono state privilegiate furbite forzature politiche e pseudo giornalistiche, sterili per uno studio ed una critica musicale seria utile alla salvaguardia e alla tutela della nostra cultura nel rispetto di un sano equilibrio tra antico e nuovo, tra passato e presente senza dover far uso forzato alla partecipazione di terzi (art 1 / regol.) in assenza di sostanziali passaggi.

L’assenza di presentare uno spartito musicale, in trent’anni ha posto e pone seri dubbi sulla inedita originalità della musica, e spesso anche dei testi. Essendo complesso lo spartito musicale in tutte le sue parti, basterebbero le chiavi delle partiture del pentagramma dei giri armonici, utili anche successivamente a utilizzare, per suonare i brani, altrimenti le nuove generazioni per suonare un brano devono reinventarsi.

Questa basilare mancanza ha ulteriormente cresciuto l’esercito dei “mestieranti” solerti e ligi all’appuntamento sandemetrese.

Pare che l’elenco di canzoni copiate, plagiate, siano degne di essere annoverate in un albo d’oro dei falsi d’autore o del copia-incolla.

Ma non ci si meraviglia che tutto accada in ambienti come i nostri dove, alle carenti conoscenze in materia subentrino il copia e incolla, dove si fanno proprie le idee degli altri, in un modo arrogante , sfacciato e presuntuoso tipico di residui di sudditanze e di altre patologie.

Investire i soldi dello Stato per decenni, dimenticandosi della materia prima e gli obiettivi del Festival, non è una distrazione da poco. L’effimero è facile da costruire, un pò meno sono gli aspetti pregnanti della nostra cultura materiale e immateriale.

Il canto arbẽresh è un bene culturale tutelato:

Art. 2

(Definizione di bene culturale)

In attuazione della legge 15.12.1999, n 482, dell’art. 56, lettera “r” dello Statuto regionale e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali costituiscono bene culturale dei Comuni di cui all’articolo 1 della presente legge, la lingua, il patrimonio letterario, storico ed archivistico, il rito religioso, il canto, la musica e la danza popolare, il teatro, le arti figurative e l’arte sacra, le peculiarità urbanistiche, architettoniche e monumentali, gli insediamenti abitativi antichi, le istituzioni educative, formative e religiose storiche, le tradizioni popolari, la cultura materiale, il costume popolare, l’artigianato tipico e artistico, la tipicizzazione dei prodotti agro-alimentari, la gastronomia tipica, e qualsiasi altro aspetto della cultura materiale e sociale.

Attualmente il Festival Della Canzone Arbereshe risulta istituzionalizzato con la legge 15 regionale del 2003, di questo parleremo nella seconda parte.

Quindi è una cosa seria, tutta “l’apparenza” che ruota con l’effimero non produce bene.

Selfarsi, per dire io c’ero, non crea mentalità collettiva identitaria, ne crea il Festival di San Remo, crea solo, il paolino di turno.

Mille scatti di selfi e di foto alla “Paolino” non fanno raggiungere standart da star Holliwoodiana, ne a creare un Paul Newman, né riempire di prestigio i numerosi tifosi del mettersi in mostra.

Ci vuole un gran lavoro dietro un Festival e soprattutto quando è finanziato con i sodi pubblici di tutti quanti noi, perché con i soldi propri, ognuno può fare quello che vuole.

Il Festival della Canzone Arbereshe per le sue specifiche finalità valoriali non può essere una “Prenotazione Last Minute” riassunto dentro qualche ora tra passerelle, ricchi premi da tredicesime d’oro estive e papion.

Cosa bisogna fare per cambiare questo zibaldone artistico improduttivo?

Cosa bisogna fare per migliorare il Festival della Canzone Arbẽreshe?

PROPOSTA

La mia proposta non ha dell’assoluto ma, impone una pausa di riflessione e di serio dibattito.

Il Festival non permette velocità a senso unico e con un solo macchinista ma, permette di far respirare a tutti, per poter coglier gli aspetti contenutistici e quelli in prospettiva futura, denunciandone le fragilità.

Comprendiamo bene il possesso “del giocattolo è mio e guai a chi me lo tocca”, almeno giocate culturalmente bene, seriamente bene, ascoltate i suggerimenti di chiunque. Fermatevi un po’, rilassatevi, in fondo non si chiede tanto, solo un lungo respiro e una pausa che separi il respiro retorico, per dirlo in chiave musicale, come il musicista di jazz pende fiato tra le varie suonate.

Per riempire il contenitore Festival della Canzone Arbereshe nelle sue finalità culturali e strutturali, occorre per prima cosa, avere l’umiltà di :

RIAVVOLGERE IL NASTRO e contare sulla politica dell’ascolto e riflettere sulle finalità secondo l’ideatore del Festival avv. Giuseppe D’Amico e soprattutto ricordarsi che il Festival della Canzone Arbẽreshe è di tutti.
PIANIFICARE il Festival della Canzone Arbẽreshe significa riempirlo di contenuti culturali e strutturali individuando un:

COMITATO FESTIVAL regolato dall’ordinamento civile italiano e disciplinato negli art. 39 e 42 del Codice civile che sceglie, insieme al parere dell’Assessorato Al Festival del Comune di San Demetrio Corone, le figure annuali del Direttore Artistico e Direttore Organizzativo;

UN DIRETTORE ARTISTICO

qualcuno che sappia veramente di che cosa si stia parlando per avere una idea chiara di quello che si vuole andare a fare , sicuramente convinto di mettere su una squadra nei vari comparti, di persone umilmente competenti che abbiano motivazioni e passione.

Un direttore artistico capace e rispettoso delle discipline demo-etno-antropologiche nelle dinamiche di quella che dovrebbe essere la cultura del Festival della Canzone Arbẽreshe. Definisce insieme al direttore organizzativo le risorse necessarie, economiche, professionali ed organizzative dopo aver individuato il luogo adatto alla manifestazione (la location).

Il direttore artistico valuta e seleziona le canzoni e lo spettacolo da proporre, cerca le professionalità tecniche più adeguate per definire il contenuto della campagna promozionale e si occupa contattare enti pubblici e soggetti privati che favoriscono la crescita dell’iniziativa.

Segue le prove e verifica anche tutti gli aspetti tecnici dell’acustica e del sonoro luci, riprese, scenografie e garantisce tutto il materiale per elaborare le proposte di convegni e rassegne per soddisfare tutti gli obiettivi finalizzati all’essistenza del Festival e soprattutto a promuovere il nostro patrimonio materiale e immateriale a fini culturali e turistici e a porre le basi per garantire un tassello nel mosaico del comune sforzo di non perdere la lingua, una nicchia di sopravvivenza, arginando lo spopolamento in atto nei nostri paesi arbẽresh.

Al direttore artistico spetta il compito dell’innovazione e la scelta delle belle canzoni senza le cretinate degli insindacabili giudizi di fantomatici comitati, mai esistiti, o meglio infornati a tarallucci e vino.

UN DIRETTORE ORGANIZZATIVO,

definisce possibili sinergie con il direttore artistico ed insieme fanno partire la struttura del Festival della Canzone Arbereshe, già definita nella sua parte giuridica , con un luogo fisico definito e una stanza dove poter andare a bussare alla porta alla bisogna. Un luogo comune che non richieda ulteriori presenze di gestione ma inglobi essenzialmente il materiale tecnico-amministrativo adeguato e programmato al suo format.

Se dovesse capitare come sede istituzionale il Comune di San Demetrio Corone, tanto meglio, perché utile e sussidiaria risulterebbe la presenza dell’Assessorato creato per il Festival che, rispettoso della grande tradizione della filosofia classica che sostiene la parola politica, garantirà sicuramente il patrocinio istituzionale e le risorse per l’attuazione, nonostante Il Festival Della Canzone Arbẽreshe risulti finanziabile con un articolo della legge 15 del 2003 regionale calabrese, legge sulle minoranze linguistiche.

Se fosse il Comune di San Demetrio Corone unico a gestire, cosa discutibile, dovrebbe indire, in ogni caso, una sorta di gara aperta a tutti per individuare soggetti con comprovate esperienze curriculari a formare un Comitato Festival e mantenere lontano i residuati galoppini proni ai politici.

Intanto bisogna dire che gli obblighi del Comune dovrebbero essere tantissimi per un Festival istituzionalizzato grazie alla pressione del Comitato storico sull’0n. Guagliardi, ideatore della legge 15 regionale sulle minoranze. Parleremo nella seconda parte

UN REGOLAMENTO
Per rispetto alla storia, prima di tutto bisogna decidere che tipo di Festival fare, quello voluto dall’ideatore o quello desiderato per soddisfare altre esigenze.

Se si vogliono rispettare le nobili finalità in origine allora sarà meglio rivedere l’art n°1: Possono partecipare al Festival gli autori di canzoni inedite esclusivamente in lingua Arbẽrisht / Italo-albanese. La lingua Shqipe può attendere ancora dal momento che parliamo e dobbiamo ancora salvare l’ ARBERISHT, ma, soprattutto perché, è “ Festival della Canzone Arbẽreshe” e sono auspicabili partecipazioni dai balcani, dietro una preventiva e strategica tutela dell’Arberisht, altrimenti prendiamo in giro noi e lo Stato Italiano, e non è serio.

LO SPARTITO MUSICALE

C’è tanta complessità in uno spartito musicale completo, comunque, la canzone presentata dovrebbe essere corredata dal proprio spartito musicale, o dalle chiavi del pentagramma oppure da giri armonici di riferimento, se si vuole fare sintesi di cultura. Spetta al Direttore Artistico e al presidente del Comitato Festival firmare le comunicazioni di interesse, altre firme aggiuntive sarebbero incomprensibili.

GIURIA

Bisogna decidere, se continuare a tarallucci e vino oppure creare una giuria che rispetti gli obblighi e gli obbiettivi istituzionali di un festival serio.

Senza voler mancare di rispetto all’intelligenza di tutti i componenti della giuria succedutisi in tutti questi anni , viene spontaneo avanzare dei dubbi sulla loro concreta incisività, visto il deludente risultato dal punto di vista etnografico che strutturale di una giuria. Sono noti a tutti, i motivi sull’abbondanza di giurati.

Una decina di figure competenti in giuria a questo festival sarebbero la soluzione ideale a salvare i contenuti, e poi libertà ad altre miriadi di giurie sparse ovunque, voti dal pubblico e con tutti i mezzi a disposizione a gogò etc.;

importante è capire la “ PASTA” della serata e a “ COSA” servirà il giorno dopo.

Sindaci, assessori, gli amici degli amici non si invitano per fare numero in giuria, loro vanno ,comunque, invitati ufficialmente.

Occorre un piccolo sforzo empatico e sinergico per incidere e lavorare bene per favorire finalità condivise e non presunte.

Tolta la numerosa giuria, tolti i famigliari dei concorrenti, qualche appassionato esterno o rientrato per le ferie, tolto lo spazio regale che lasciate, tolte molte sedie vuote, di numeroso pubblico neanche l’ombra. Il pubblico che passeggia oltre i confini del piazzale S. Nilo (ricordatelo ogni tanto) è più interessato ad altro che al Festival.

OSPITI

A San Demetrio Corone ogni ospite è benvenuto in tutta la sua performance artistica. La musica ha un suo linguaggio ed è piacevolmente recepito, forse quello che non viene recepito bene è il commento forzato a giustificare la presenza di un determinato artista nel nostro contesto. Ecco perché decidere che tipo di festival fare, perché è un terreno complesso ed è facile scivolare.

Non può sfuggire a critici ed opinionisti in materia l’uso convenevole che si fà della parola CONTAMINAZIONE, abusata, logorata e consumata e tipica da mestieranti, che dice tutto e niente. La mente ci trasporta a padre Cristofaro di manzoniana memoria, ospite di Don Rodrigo, attorno ad una tavola imbandita, portava tutte le strade a Roma; faceva convergere temi diversi su un punto a lui noto, sono espedienti vecchi.

INNOVAZIONE

Difficile innovare, quando non si è mai partiti, eppure già dai primi anni fanno capolino un paio di canzoni con essenze di rinnovamento generazionale; ne conosco almeno 5 canzoni tra le quali, IKE melodia moderna a beguine sincopata, la musica HIP HOP del RAP di una altra canzone partecipante, la stessa MOS ME Cai oppure SOT U SGJOVA .

Se si parla di nostre contaminazioni musicali sulla scia della WORLD MUSIC degli anni fine 80, fatta di musica popolare, di tradizione etnica e folk è un discorso sempre piacevole, anche sui suoni percussivi, un po’ anzianotti. Diversa e la contaminazione, sempre egregiamente e con successo innovata e rappresentata bene nelle molteplici versioni, dagli amici della PEPPA MARRITI BAND.

Si fa sempre in tempo a cercare contenuti, prospettive e innovazione al Festival.

PER RIGENERARE BISOGNA DECIDERE CHE TIPO DI FESTIVAL FARE E STABILIRE IL SUO PERCORSO SERIO.

Fin quì la critica sulle evidenti carenze di base del festival

Però bisogna parlare anche dei tanti aspetti positivi, anche se non sufficienti a colmare il vuoto del contenitore festival.

Certamente in questi ultimi 30 anni non solo note stonate, perché grazie al settore dei cantanti partecipanti, anche se cercati con il lumicino, si è comunque avvertita la prossimità di una lingua diversa. Sono tantissime le belle canzoni presentate da voci esperte e musicisti all’altezza, a parte i mestieranti. Tutto il comparto andrebbe organizzato.

CONDUZIONE

Per la presentazione del Festival non c’è molto da dire, almeno positivo dal punto di vista estetico. Sempre eleganti i conduttori e le conduttrici.

Quello che potrebbe preoccupare è la carenza di dettagli e l’uso ripetitivo di sinonimi di un vocabolario striminzito e già noto dai primi anni, come se, veramente il Festival della Canzone Arbẽreshe si fosse fermato 30 anni fa senza nessun progresso. Ma è normale quando non si è pianificato nulla.

Riempire dell’essenziale non significa solo la scaletta indice e l’uso sfrenato di aggettivi superlativi, ci vogliono contenuti come i punti chiave.

Non c’è mai stata una ossatura del lavoro che necessitava.

Su molti altri aspetti ci occuperemo la settimana prossima, non escluso l’aspetto del preliminare giuridico in atto , partendo dalla domanda che sorge spontanea:

DI CHI E’ IL FESTIVAL?

……… e la storia continua………..

collegiosantadrianosite13 settembre 2018Modifica
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